“La fotografia è un peccato, probabilmente è l’ottava empietà capitale. Se la creazione significail declinarsi dell’informe in forme libere e varie, e il loro fluire infinito nella corrente del tempo, il flash che all’improvviso le paralizza non può che apparire un atto di trasgressione e di scandalo, né si dissolverà senza lasciarsi dietro un riconoscibile odore di zolfo. (…) e il reprobo Faust, ch’era disposto a vendere l’anima pur di fermare l’istante, chiederebbe oggi a Mefistofele non la gioventù ma una Kodak” (Gesualdo Bufalino, Cere Perse)
A Milleforme sono arrivati Giancarlo Gonnelli e le sue foto. Scatti che testimoniano “Incontri”. Due pani differenti ne determinano l’efficacia narrativa: soggetti alieni, di mondi separati e lontanissimi si sfiorano e completano lo skyline d’ogni via, d’ogni piazza o vicolo, scale e sottopassi, in fin dei conti interloquiscono, creano dialettiche accese ed intense; e l’incontro degli incontri con l’occhio di Giancarlo Gonnelli, che immortala il crocevia definitivo tra il tutto ed il contrario di tutto, nella metafora vertiginosa di un bianco e nero di contrasti netti, di contorni precisi. Immagini che approfittano della discontinuità cromatica per sottolineare un dialogo serrato tra differenze arcaiche ed incertezze identitarie.
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