BEA – Bibbiena Editoria Arte 2016


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2 Settembre, ore 18,00
arcaVia Berni, 21 – Bibbiena

1966-2016, I 50 DI

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raccontati da
ANTONIO FANELLI

2-SETTEMBREFondato per dare continuità alle ricerche sul mondo popolare e proletario, già iniziate da Gianni Bosio verso la fine degli anni Quaranta, l’Istituto “Ernesto De Martino” possiede un archivio sonoro specializzato – in cui sono confluiti e confluiscono i risultati delle ricerche sul campo di numerosi studiosi del mondo popolare e proletario, fissati in oltre 6000 nastri magnetici per un totale complessivo di circa 15000 ore di registrazione – l’Istituto ha raccolto materiali di carattere musicale (canti popolari e sociali, danze, riti, rappresentazioni popolari), testimonianze sui momenti più significativi della storia del movimento operaio, biografie, registrazioni di manifestazioni sindacali e politiche, ordinati in un archivio specializzato per la conservazione, la catalogazione e lo studio delle forme di espressività orale, con annessa biblioteca, videoteca e filmoteca.
Va detto ancora che l’Istituto Ernesto de Martino non è stato e non è solo un archivio: è stato ed è soprattutto – in quanto punto di raccordo tra interessi storici, sociostorici, antropologici ed etnomusicologici – un laboratorio per l’analisi del comportamento sociale del mondo oppresso e antagonista (modi di produzione, forme sociali derivate e dinamiche che ne scaturiscono, processi di trasformazione e di ricomposizione della classe), per la valorizzazione della cultura orale (in particolare per la sua utilizzazione critica negli studi storici e antropologici) e del canto sociale vecchio e nuovo.

ore 21,00

Rovelli“Collaboro da qualche tempo con Marco Rovelli, performer versatile e strepitoso talento di cantante e ricercatore del repertorio di canti tradizionali della Toscana, che ha avuto come interpreti l’indimenticabile Dodi Moscati ma, soprattutto, la grandissima Caterina Bueno. Marco, di Caterina, è il legittimo erede, per la sua capacità di interprete ma anche per essersi assunto il compito di dare futuro ad uno dei più preziosi tesori della nostra cultura nazionale.” (Moni Ovadia)
Un recital di teatro-canzone in cui Marco Rovelli, musicista e scrittore, inanella i canti della tradizione toscana raccontando storie di vita di tre persone che incarnavano l’anima più profonda della Toscana popolare. Caterina Bueno (per Rovelli una maestra), che raccolse e cantò i canti di una millenaria cultura popolare. Altamante Logli, il re incontrastato dei genialissimi poeti improvvisatori in ottava rima. Carlo Monni, che incarnava lo spirito sanguigno della toscanità, la poesia della terra e del vino, degli alberi e delle donne.
Negli anni sessanta Caterina Bueno andava in giro per la Toscana, per le osterie dei paesi, con la sua Cinquecento e il suo registratore Geloso, si fermava nelle osterie e beveva con i contadini, riusciva a farsi donare quei canti che a loro erano stati tramandati, si faceva donare secoli di canti e di storia. E li salvava quei canti, quei canti che noi chiamiamo popolari, perché in quegli anni sessanta in cui le lucciole scomparivano, come diceva Pasolini, gli anni di un radicale trapasso antropologico, se non ci fossero stati quelli come Caterina che andavano in giro a salvarle, le lucciole, si sarebbe rimasti nella notte.
Rovelli, raccontando storie e brani di vita di Caterina, ma anche di Carlo e di Altamante, canterà molti canti della tradizione toscana – quasi tutti, ovviamente, salvati da Caterina Bueno -, iniziando con i rispetti d’amore e i canto del Maggio (che si cantava appunto quando veniva maggio per celebrare e propiziare il rifiorire della natura, e si andava di casa in casa, di cascina in cascina, cantando e suonando con i cappelli infiorati, augurando una buona annata e un buon raccolto ai poderi, con l’alberaio, che portava l’albero fiorito, il poeta, che improvvisava rime, il corbellaio, che portava il corbello, il cesto dove si mettevano le offerte, e i padroni di casa dovevano offrire da bere e da mangiare) per finire ai canti anarchici che nell’Ottocento si diffusero per riscattare la fatica secolare dei contadini e dei carbonai, le loro secolari tribolazioni.

3 Settembre, ore 18,00
arcaVia Berni, 21 – Bibbiena

Presentazione del libro
POEMA PER PINOCCHIO
di Marzio Matteoli
Intervengono: l’autore (chiatarra), Caterina Matteoli (clarinetto), Daniele Venturelli (voce narrante)

3-SETTEMBREPoema Per Pinocchio è una trasposizione poetica del romanzo di Carlo Lorenzini detto “Collodi”. L’opera è composta in ottava rima, forma metrica già utilizzata dall’Ariosto nell’Orlando Furioso. Nella stesura di quest’opera si è introdotta inoltre la difficoltà della concatenazione delle ottave come dalla tradizione popolare del “contrasto”, dove due poeti improvvisatori devono discutere un argomento dato dai presenti costruendo estemporaneamente un ottava a turno. All’ottava, normalmente composta da 8 versi in endecasillabo e le cui rime sono disposte:
A-B-A-B-A-B-C-C
fa seguito in questo caso una successiva:
C-D-C-D-C-D-E-E.pinocchio
Proseguendo questo schema ne risulta che le ottave ono tutte legate fra loro senza soluzione di continuo. Nel Poema Per Pinocchio, illustrato dalle tavole di Caterina Matteoli, si compie anche una rivisitazione psicologica dei vari personaggi in chiave anarchica, ribaltando in alcuni casi meriti e colpe. Si potrebbe dire che è un Pinocchio un po’ più dalla parte di Pinocchio. Per il linguaggio usato (volutamente in richiamo ad autori classici) e per i concetti espressi, il testo è da considerarsi
rivolto più a un pubblico adulto che non ai ragazzi.

Ecco che il Gran Mago della Poesia cattura il poeta, gli strizza lo stomaco, lo percuote sul cranio e lo costringe ad emettere suoni. Poi si diverte a vedere quali nuove e più o meno brillanti forme aggiunge il poeta burattino alla sua indubbia, arcana potenza. Perché di fatto questo il Marzio poeta fa: aggiunge, stritolato dall’ispirazione, il suo sapere alla grande macchina della poesia in ottava, che lo nutre e che di lui si abbevera.
Dalla prefazione di David Riondino

Nel lavoro su Pinocchio si nota uno stile tradizionale che, da poeta estemporaneo, Marzio è in grado di conoscere a fondo e che usa per dare sfogo ad una creatività animata da spirito burlesco, talvolta spregiudicato, per dare vita e mettere meglio in luce certi episodi.
Dalla postfazione di Mauro Chechi

4 Settembre, ore 18,00
Teatro di Partina
Frazione di Partina – Bibbiena (AR)
in collaborazione con
Società Filarmonica “Tobia Scatolini”

Con il contributo de L’ACCADEMIA DEL COLESTEROLO
“SAGRE E PROFANO”
riflessioni lungo le strade del vino, i sentieri del gusto e le piazze dei sapori.
Un libero adattamento dal Vangelo secondo Muzzicone di
SANTI CHERUBINI
con la partecipazione de I BADALISCHI

4-SETTEMBRE

Santi Cherubini dimostra di essere straordinario osservatore del clima delle sagre di paese dell’aretino di cui DSCF0170-1esplora ogni anfratto “antropologico”, descrivendone con sagacia gli aspetti più remoti, talvolta inattesi ed esilaranti. Nella sua performance ci si immerge in una narrazione di straordinaria efficacia in cui nulla passa inosservato, ma il carattere dei suoi personaggi viene messo a nudo e raccontato con un uso puntuale e mai scontato della lingua aretina delle cui sfumature Santi Cherubini è profondo conoscitore. Così, momenti di apparente assoluta banalità appaiono il pretesto perfetto per raccontare vicende d’una umanità che si trasforma, si trasfigura, si disillude talvolta, dinnanzi al cibo. Il cibo, dunque, diviene strumento catartico di redenzione per chiunque, e la sagra muta nella sua essenza più autentica in un luogo di culto dove si consumano inconsapevoli liturgie, rituali antichi come in una festa pagana.DSC_00040005
A far da contrappunto perfetto alle narrazioni di Cherubini sono I Badalischi (Hans Siedl, chitarra, e Marco Giovani, fisarmonica), musicisti anomali, dai quotidiani esperienziali lontani, che trovano una sintesi inattesa, una sorta di convergenza evolutiva, nella musica popolare, da quella che affonda le sue radici nella tradizione goliardica delle montagne dell’Appennino Toscano, a quella di protesta, passando per i versi talora tramandati, tal’altri frutto di autentica ed ispirata improvvisazione, dell’ottava rima nei cinquecento anni suonati dell’Orlando Furioso.

17 Settembre, ore 17,30
Auditorium “Berretta Rossa”
Piazza Padella, Soci – Bibbiena (AR)
in collaborazione con

Logo Pro Loco Soci Vettoriale OriginaleInaugurazione della mostra d’arti figurative con le opere di
PIERLUIGI RICCI,
LORETTO RICCI,
VALTER CEMOLIN
intervengono ANNA VISI, ELISABETTA GANGI

ORE 18,30
presentazione del libro
CHIEDERO’ AI SASSI CHE NOME VOGLIONO
di Giovanni Carbone
voce narante
EMMA CARDILLO

17-SETTEMBREGiovanni Carbone, insegnante, ha smesso di fare il giornalista molti anni fa pur continuando a collaborare con numerose riviste; più di recente ha smesso di fumare, ma non riesce a smettere di scrivere. Tuttavia, si approccia a questa pratica con cautela, senza furori creativi, dolorose crisi d’ispirazione, per cui può chiederò-ai-sassiconcedersi divagazioni, esplorazioni di genere, passando dalla saggistica alla poesia, dalla critica artistica e letteraria agli scritti per bambini, attraverso riduzioni per il teatro, romanzi e persino cedimenti eno-gastronomici. Premiato in numerosi concorsi letterari, cui ha però deciso di non partecipare più – non per snobismo ma per pigrizia – tra gli ultimi suoi libri si ricordano il saggio storico-aneddotico Ragusa e le perle della Contea di Modica (Flaccovio Editore, PA), La metamorfosi del Parafulmine (Prova d’Autore, CT) e La pietra celeste (Cianferoni Editore, Stia -AR). Chiederò ai sassi che nome vogliono è invece un testo diviso in due parti. La prima – Chiederò ai sassi che nome vogliono – costituita da sette racconti chiaramente qualunque, in un ordine ovviamente qualsiasi, che si legano tra loro solo perché a leggerli ed a scriverli l’autore ipotizza potrebbe essere stata la stessa persona. La seconda parte è invece un Memorandum, il ripescaggio di cose già scritte, decontestualizzate e rese capaci di muoversi con gambe proprie, e questo perché riciclare è pratica ottima che consente il rispetto dell’ambiente, ma è anche – ritiene l’autore – un comportamento atto ad impedire dissimulazioni negazioniste della labilità delle memorie. e questo perché riciclare è pratica ottima che consente il rispetto dell’ambiente, .
A leggere brani del libro di Giovanni Carbone sarà l’attrice Emma Cardillo

24 Settembre, ore 18,00
Auditorium “Berretta Rossa”
Piazza Padella, Soci – Bibbiena (AR)
in collaborazione con

Logo Pro Loco Soci Vettoriale OriginaleD’ARTE FATTI
Incontro letterario con
Leonardo Nozzoli, Ela Bi, Annalisa Gagnarli,
e con i contrappunti musicali della
Corale Alessandri di Figline e Incisa V.no (FI)
diretta dal M° Paolo Mugnai

24-SETTEMBRED’ArteFatti è un trio di scrittori formato da Leonardo Nozzoli, Ela Bi e Annalisa Gagnarli. La festa delle Arti che Mario Minarini organizzò per chiudere la sua mostra di pittura “Segni fiorentini”, il 7 novembre 2015 presso la Stamperia Edi Grafica di Firenze, è stata la loro prima occasione di collaborazione. Ognuno dei tre partecipò con un proprio testo al dialogo tra Parola, Pittura, Musica e Danza, creato per l’evento.
Stupiti e incoraggiati dal successo di ­una tale sinergia, decisero di condividere il loro “lavoro” di scrittori, tra di sè e con gli altri, ricreando lo stesso clima di commistione delle Arti. Scelto il nome, ­d’ArteFatti, come sintesi di vi­ssuti d’arte, eventi d’arte, elaborati ­d’arte e quant’altro, l’aprile 2016 segna il loro esordio come trio, dando il via ad una serie di presentazioni/performance in cui le loro Parole sono accompagnate, di volta in volta, da pittori e musicisti diversi.

La Corale Alessandri nasce nel 2004 come gruppo composto prevalentemente dagli allievi delle Scuole di Musica di Figline, Incisa Valdarno e Rignano sull’Arno (Fi) coordinati dalla maestra Carmela Mazzarella. Specializzata in musica tradizionale e popolare, ha allargato in seguito il suo orizzonte musicale spaziando anche nell’opera lirica con alcune partecipazioni al “Don Giovanni” di W. A. Mozart., ma è sopratutto nella rivisitazione di brani di musica leggera e da film che trova la sua dimensione artistica più importante.
Dal 2005 è diretta dal maestro Paolo Mugnai.

Ne La Sindrome di Vermeer Leoun giovane ambulante somalo viene ucciso a pochi passi da Palazzo Vecchio a Firenze. È il primo di una serie di omicidi seriali con un denominatore comune: le vittime indossano tutte occhiali scuri. Da qui parte una storia che intreccia le vite di tre personaggi: un serial killer, un commissario di polizia,un giornalista.
I protagonisti si muovono in una reciproca rincorsa che li porta, passo dopo passo,al disvelamento di verità nascoste e ad un imprevedibile capovolgimento dei ruoli. Per tutti e tre ci saranno al contempo condanna e redenzione.
Sotto l’occhio ambiguo di Wermeer.

Il fumo del camino è la prima raccolta di poesie di Annalisa Cop Gagnarli webGagnarli, che scaturisce dal desiderio dell’autrice di voler condividere con i lettori spaccati di vita interiore. Esce nel novembre del 2012, edita da Florence Art Edizioni, composta da 32 testi, suddivisi in tre parti, sul cui tono poetico Stefano Beccastrini ha detto “(versi) che quasi in punta di penna disegnano, con tenerezza e senso del colore, una sorta di occidentali haiku”.

Mal’essere è una raccolta di racconti Elawebspecchio di una realtà sofferente. Persone che appaiono disadattate e incapaci di vivere liberamente la propria esistenza.
Nello scrivere questi testi ho provato a non esserci, e per quanto possibile, mi sono limitata a descrivere, fotografare quello che appare nelle vite di personaggi.
Non ho voluto giudicare, indagare e neppure dare spiegazioni. Semplicemente esporre. Anche se si comprende che ciò che appare altro non è se non la punta di un iceberg profondo a cui ogni lettore volendo può accedere.”
Ho scritto dei racconti brevi come vorrei che fosse la sofferenza di ognuno.

 

 

Vi ricordiamo anche che è possibile vedere, sino al 30 settembre 2016, presso ARCA, Museo Archeologico del Casentino “Piero Albertoni, la mostra “Al tempo quando non c’era il tempo” di Aldo Palazzolo.

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