Posts made in febbraio, 2016


Dal 7 marzo, sino al 31 marzo 2016, presso la libreria Marabuk di via Maragliano 29, a Firenze, Giancarlo Gonnelli propone “Passeggeri incogniti”, un percorso fotografico dalle “Milleforme” espressive ed emozionali. Sabato 12 marzo, alle 17,00, si terrà il vernissage e l’incontro con l’autore. Il modo migliore per descrivere l’evento, e convincervi così a parteciparvi, crediamo sia di chiedere a Giancarlo di raccontarci da quale percorso artistico e creativo nasce l’idea di questa nuova esposizione.cartolina-mostra-7-31marzo-2016 (1)

Vi racconto una storia, qualche anno fa, quotidianamente, percorrevo una strada , divisa da orrendi spartitraffico di cemento, sui quali campeggiava un folgorante cartello con su scritta una frase che mi è rimasta indelebile nella memoria, diceva: – NON SO DIPINGERE COME TE, MA COLORO I TUOI SOGNI OVUNQUE – . Tante volte mi sono soffermato a pensare chi potesse averla scritta, un’illustre sconosciuto, chissà, forse oggi è un apprezzato poeta, oppure un affermato scrittore o piuttosto, per istinto di sopravvivenza, lavora come facchino….per me, quella frase, è nata sulla strada. Provo gratitudine per questa persona, mi ha regalato una frase dalle mille sfaccettature ed emozioni, forse lui (o lei) voleva fare una dedica alla sua amata (o al suo amato), non immaginandosi di scrivere una frase con tanta potenza evocativa. Quella frase racconta tutto : l’amore (…coloro i tuoi sogni), la fantasia (dipingere e sogni), la passione (…MA coloro i tuoi sogni OVUNQUE), l’universalità dell’uomo (ovunque). Bene, arriviamo a noi, cosa c’entra tutto ciò con le mie foto? La mia traccia è questa: esporre mi permette di donare quelle che sono le mie emozioni, fuse in immagini, immagini che però sono specchi, le mie immagini non vogliono didascalie, non vogliono sottolineare la mia scelta, la mia idea, le mie immagini siete voi, che dovete (se volete) entrarci dentro e relazionarvi con esse.

Buona visione”. (Giancarlo Gonnelli)

Qui di seguito alcune immagini del momento dell’inaugurazione della mostra.

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Nonostante la mia pigrizia, ho fatto un mucchio di cose che non avrei dovuto fare. Però ho confermato l’esattezza del suo giudizio per quanto riguardava il tralasciare di fare molte cose che non avrei dovuto assolutamente tralasciare. La mia pigrizia è sempre stato il mio cavallo di battaglia. times13Ma non mi vanto di ciò, è un dono di natura. Sono in pochi a possederlo. C’è una gran quantità di pigri, ci sono mascalzoni a bizzeffe, ma un ozioso genuino è una rarità. Non è il tipo che se ne va in giro con le mani in tasca. Al contrario, la sua più sorprendente caratteristica sta nel fatto che è sempre vorticosamente indaffarato. Infatti è impossibile godere della pigrizia fino in fondo se non si ha parecchio lavoro da compiere. Non è affatto divertente non far nulla quando non si ha nulla da fare. Perdere tempo diventa allora una mera occupazione, e un’occupazione tra le più affaticanti. L’ozio è come i baci, per essere dolce deve essere rubato. Molti anni fa, quand’ero un ragazzo, mi ammalai gravemente: non sono mai riuscito a capire che cosa avessi di tanto grave, a parte un bestiale raffreddore. Immagino però che si trattasse di un malanno molto serio perché il dottore mi spiegò che sarei dovuto andare da lui un mese prima, e se la mia malattia (fosse quel che fosse) fosse durata per un’altra settimana, lui non avrebbe risposto delle conseguenze. Pare impossibile, ma non ho mai saputo di un medico chiamato a curare un qualsiasi ammalato, senza che si scoprisse che un altro giorno di indugio avrebbe reso impossibile la guarigione. La nostra guida sanitaria, filosofo e amico, è come l’eroe di un melodramma: compare sulla scena solo ed esclusivamete all’ultimo minuto utile”. (“Pensieri oziosi di un ozioso” – Jerome K. Jerome) 

 

A Milleforme pensiamo che ozio e lentezza siano due paradigmi inviolabili, così il 28 febbraio, a partire dalle 12,00 presso il Circolo ARCI in località Campi (Bibbiena – AR).Si tratta di chiacchierare di quello che ci pare, dei minimi e dei massimi sistemi, di fare musica buona rigorosamente live e da ogni pezzo d’Italia – e non solo – che si presenta. Di bere e mangiare perché la convivialità non è una variabile qualsias impazzita, è il luogo della mente e del corpo da cui nasce l’arte, da cui si genera la cultura. Vi attendiamo, e fateci sapere se arrivate – per chi viene da lontano chiedeteci tutte le informazioni che vi pare – scrivendo a [email protected] (mai potremmo perdonarci di lasciare che non ci siano sufficienti libagioni) e comunque “a colui che bussa alla porta non si domanda: “Chi sei? Gli si dice: “Siediti e mangia”. (Proverbio siberiano)

E per la musica che non è soltanto nell’aria…

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