Posts made in gennaio, 2016


Il 6 febbraio, alle 17,00, presso la Caffetteria Il Podestà, di Piazza Tarlati, nel Centro Storico di Bibbiena (AR), Milleforme, e l’Associazione Simposio di Ipparchia, presentano il libro di Laura Bottai “Uguali ma diverse – Mary Wollstonecraft: un’illustre sconosciuta” (Marco Del Bucchia Editore). Oltre all’autrice interverranno Elisabetta Gangi e Susy Forasassi, Presidente dell’Associazione Simposio di Ipparchia Onlus. Sarà presente con la sua chitarra il Maestro Carlos Alberto Barbato. Presentazione-libro-Bottai

“Il sistema borghese, con la sua pretesa di universalità, ha dato vita ad una società che, in pratica, si fonda sull’esclusione delle donne dalla sfera pubblica. Il diritto di cittadinanza, tema fondante della borghesia, sostanzialmente si basa – cosí come viene definito dalla rivoluzione francese – sull’appartenenza di genere: l’elemento sessuale, per le donne, è un impedimento per l’accesso alla cittadinanza. Dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo in poi è stato evidente che termini come equità, neutralità, universalità nascondono nei fatti la parzialità. 0525[1]Nel neutro e nell’universale si identifica il maschile, secondo una eredità secolare che vuole l’uomo depositario di conoscenza e la donna animale senza capacità di pensiero. Per mostrare quanto tale convinzione sia non solo abusiva e inconsistente ma anche deleteria – perché non dà la possibilità di una reale e corretta conoscenza – si riporta l’esempio di un personaggio ancora oggi scarsamente conosciuto e quasi completamente ignorato benché dotato di una capacità di analisi tale da aver dato un contributo importante allo sviluppo delle idee illuministe: Mary Wollstonecraft, una donna e una pensatrice degna di una collocazione di primo piano nell’ambito della storia del pensiero politico e della filosofia che invece è stata dimenticata e occultata per circa due secoli e solo piú tardi restituita al mondo grazie agli studi femministi. È stata lei che, individuando nell’educazione la leva per l’indipendenza e la conquista di un reale diritto di cittadinanza per tutte e per tutti (ed in particolare per la liberazione e l’emancipazione delle donne), ha saputo trovare argomenti convincenti con i quali ha evidenziato anche alcuni limiti del movimento illuminista” (dall’incipit del libro).

 

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Il 28 gennaio 2016, alle 19,00, presso il Ristorante la Tavernetta, in via 28 Agosto, 15, nel centro storico di Bibbiena, Milleforme presenta la personale di Pierluigi Ricci. E’ possibile prenotarsi per partecipare al successivo giropizza scrivendo a Milleforme ([email protected]) oppure telefonando a La Tavernetta 0575593627. Sarà l’occasione per condividere, in una prospettiva di convivialità, le prerogative culturali di un artista eclettico che racconta coi suoi quadri e la sua musica le sue genti e la sua terra.Mostra-Pierluigi

“A noi piace perché per lui non c’è posto. Non nel mondo che conosciamo. Non nelle città alveare, non dove l’imperativo è il consumo. Non in una società che riconosce i meriti solo in base ai titoli, ai crediti, alle certificazioni accademiche. A noi Pierluigi Ricci piace perché è nato altrove, perché ha una pittura che viene da un’altra parte. Sarebbe troppo facile dire dalla strada, troppo facile, troppo metropolitano e troppo yankee. No, Pierluigi Ricci viene da Pratieghi, dall’Appennino, da quel territorio sospeso tra Valtiberina e Montefeltro i cui paesaggi fanno comprendere la pittura di un altro tempo: tu guardi quelle vallate e sai dove vengono i paesaggi di Piero della Francesca. Ovvio, Pierluigi Ricci non è Piero della Francesca, il tempo ha valore semantico e geografico, oltre alla distanza del sentimento e del talento, ma lo sguardo ha visto la stessa terra. L’ha respirata. Non l’ha dimenticata più. Non tutti gli artisti delle golene del Po sono Antonio Ligabue, né tutti coloro che hanno vissuto nelle campagne dello Yorkshire e del Sussex sono William Turner,, ma tutti parlano delle terre dove sono nati o che più di altre hanno saputo accoglierli. Non si sfugge. Nel male. E nel bene. Ecco, io ho conosciuto le valli d’Appennino e il tempo di Pier Luigi Ricci e saprei leggerne le geografie nel tratto. È accaduto dal primo suo lavoro che ho visto. Ne colgo il filo in tutte le sue opere. Così come nelle pennellate di Pierluigi Ricci avverto la vita, l’apprendimento nella quotidianità, nell’esperienza. Imparare da soli lascia lacune, ma apre profondità: se infili il dito nella lacuna indichi solo un vuoto da colmare, facile da colmare, se punti il dito nella profondità puoi trovare l’abisso e lì perderti. E amarne l’arte. Di pitture e pittori capisco poco, di arte pure. In Italia c’è un altro Marziani, Gianluca, che è critico apprezzatissimo. Io sono un narratore, uno storyteller, direbbero gli americani. Quindi non so dare valore all’arte e neppure mi importa. Ma so capire la forza dell’artista, quella violenza dell’espressione che, nel caso di Pierluigi Ricci, si lega a una vita che non vuole e non sa tradire la montagna, l’Italia del retrobottega, della durezza degli spigoli, dalla quale proviene. (…) Quelle idee e quei segni che ci dicono che ancora c’è possibilità per un’arte sul confine, non necessariamente da una parte o dall’altra. Sospesa. Ed autentica. Popolare persino. (Michele Marziani)

 

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I più felici sono coloro che vivono giorno per giorno come i bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando: “Ancora!”. (Johann Wolfgang Goethe, “I dolori del giovane Werther”) Le-bamboleVal la pena di perdersi in un gioco di pezza, talora, a Milleforme ne siamo convinti giacché il gioco è una cosa “seria”, serio quant’è il lavoro che occorre per confezionarlo nel modo giusto. Quanto fa Anna Gioia Contini con le sue bambole è esattamente questo, un gioco serio, tra le mille sfumature della memoria di capolavori d’arte cui concede tridimensionalità. Ed ecco che riprendono vita e si trasformano in memoria palpabile le donne di Modigliani e di Botero, giochi di bimba e sirene che cancellano l’opinione diffusa delle abili destabilizzatrici del mito di Ulisse. Incantatrici che modificano rotte non per impatti definitivi ma per restituirne di nuove ed imprevedibili che svelano la sorpresa della fantasia.

Ci vuole una certa qualità dell’anima per apprezzare le bambole di Anna Gioia Contini ma, come in un “gioco” di rimbalzi, esse stesse sono in grado di svelarcela, di farci riscoprire di averla.

Saranno esposte presso la Caffetteria “Il Podestà” (Piazza Tarlati, nel Centro Storico di Bibbiena – AR-) dal 23 gennaio. Una mostra che aprirà i battenti alle 17,00 di quel giorno, presentata da Elisabetta Gangi e con gli “scompensi narrativo-musicali” a cura di Stefano Brami e Giovanni Carbone.

Per ulteriori informazioni scrivete a [email protected].

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II Milleforme Bookcrossing Fest


Posted By on Gen 12, 2016

Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene”. (Virginia Woolf)DSCF0204-1 Ed è quindi per questo che a Milleforme piace coniugare cibo ed arte, convivialità e letteratura, la tavola e l’arte. In fin dei conti questo rende popolare ciò che per natura già dovrebbe esserlo, ma che certi strani convincimenti lasciano in una nicchia elitaria ed apparentemente irraggiungibile. Per questo torna il “II Milleforme Bookcrossing Fest”, il 17 gennaio, a partire dalle 12,00 presso il Circolo ARCI in località Campi (Bibbiena – AR).

Niente salotti buoni per parlare d’arte, per scambiarsi un libro, per chiacchierare di ciò che ci pare. Portate un libro e pescatene un altro tra quelli che altri hanno scelto per voi, prima di parlarne – se volete – nel luogo più idoneo per farlo giacché “un uomo può essere un determinista pessimista prima di pranzo e un credente che confida nel libero arbitrio subito dopo”. (Aldous Huxley) Vi attendiamo, dunque, ma fateci sapere se arrivate scrivendo a [email protected] (non si sa mai dovessimo lasciarvi senza sufficienti libagioni) e comunque “a colui che bussa alla porta non si domanda: “Chi sei? Gli si dice: “Siediti e mangia”. (Proverbio siberiano)

Qui di seguito la documentazione fotografica della I edizione a cura di Giancarlo Gonnelli.

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